Si passi dalle parole ai fatti.
Gli interventi sono sempre più rari e solo miei (unica eccezion fatta per qualche comparsata di Enrica). Mi sembro la bollicina di sodio della pubblicità!
Il che ha del sarcastico considerato che trattasi di blog collettivo.
E' una agonia.
Così metto un dignitoso PUNTO ad un coraggioso ed audace esperimento.
Baci See You
lunedì, settembre 27, 2010
sabato, luglio 31, 2010
Le Frequenze Disturbate
Ieri, Venerdì 30 luglio 2010.
H.19:35 partenza fuori orario, mea culpa.
Autostrada intasata, propongo tortuose strade secondarie, passando per Torriana, Fiorentino, Mercatino Conca, Auditore, Casinina, Villa Schieti fino ad Urbino: suggestive, panoramiche, torci budella!
Manca poco che al concerto ci portiamo un Bambi: voleva attraversare, si era anche portato in prossimità di un cartello "attraversamento bambi", ma noi si era in ritardo... Ha desistito.
Parcheggiato alla Fortezza, discesa la ripidissima via Raffaello e proseguito risalendo al ritmo delle prime battute de I Teatro degli ORRORI.
Per raggiungere l'ingresso abbiamo attraversato la Corte interna del Palazzo Ducale. Dai, solo ad Urbino! Bellissimo.
All'inizio eravamo talmente pochi che sembrava di essere ad una festa privata. I Teatro degli Orrori sono, come definirli, particolari.
A seguire un concerto di musica classica: ci è voluta tutto Mozart per accompagnare il montaggio degli strumenti dei Baustelle. Paolo ha gradito ; )
Finalmente loro... e la pioggia. Cinzia era organizzatissima con macchina fotografica e poncho per tutti, in auto però! Utile.
Il concerto è stato bellissimo: bravi, hanno cantato bene e suonato meglio.
Cancellato il brutto ricordo del concerto all'IO.
A conclusione una struttosissima crescia crudo e caciotta, come ai vecchi tempi.
Il ritorno seguendo la via retta, per tenere con noi i bei ricordi e pure la crescia!
Questa sera Tarantella.
H.19:35 partenza fuori orario, mea culpa.
Autostrada intasata, propongo tortuose strade secondarie, passando per Torriana, Fiorentino, Mercatino Conca, Auditore, Casinina, Villa Schieti fino ad Urbino: suggestive, panoramiche, torci budella!
Manca poco che al concerto ci portiamo un Bambi: voleva attraversare, si era anche portato in prossimità di un cartello "attraversamento bambi", ma noi si era in ritardo... Ha desistito.
Parcheggiato alla Fortezza, discesa la ripidissima via Raffaello e proseguito risalendo al ritmo delle prime battute de I Teatro degli ORRORI.
Per raggiungere l'ingresso abbiamo attraversato la Corte interna del Palazzo Ducale. Dai, solo ad Urbino! Bellissimo.
All'inizio eravamo talmente pochi che sembrava di essere ad una festa privata. I Teatro degli Orrori sono, come definirli, particolari.
A seguire un concerto di musica classica: ci è voluta tutto Mozart per accompagnare il montaggio degli strumenti dei Baustelle. Paolo ha gradito ; )
Finalmente loro... e la pioggia. Cinzia era organizzatissima con macchina fotografica e poncho per tutti, in auto però! Utile.
Il concerto è stato bellissimo: bravi, hanno cantato bene e suonato meglio.
Cancellato il brutto ricordo del concerto all'IO.
A conclusione una struttosissima crescia crudo e caciotta, come ai vecchi tempi.
Il ritorno seguendo la via retta, per tenere con noi i bei ricordi e pure la crescia!
Questa sera Tarantella.
lunedì, giugno 21, 2010
Ma dove vi ho portato?!
L'Italia è bellissima.
Dietro ogni angolo un nuovo incanto: dolci pendii, inaspettate chiesette, borghi magici, ma sopratutto ristoranti da mille e una bavetta!
Ah, avere il tempo di percorrerla in lungo e in largo a passo d'uomo!
Come ieri i pellegrini e oggi, forse, solo gli stranieri.
Per iniziare noi si è fatto (finalmente!) un primo tratto Con i Muli.
Partiti il venerdì con molta calma, è stato già un'avventura percorrere il tratto autostradale Rimini sud-Grottamare: deviazioni, segnaletica provvisoria, illuminzioni come nemmeno a Las Vegas. Condizionata da un recente articolo sull'Internzionale in cui si raccontava di un grave incidente causato dalla segnaletica errata, devo ammettere, pur ritenendomi io SuchMacher ero un po' tesa.
Pagato l'indebito pedaggio, il proseguio è stata una passeggiata.
Destinazione Preci, in provincia di Perugia, nel verde dei Monti Sibillini, nostri dirimpettai un gruppo di asini (e non vuole essere una definizione sarcastica per vicini maleducati).
Si è alloggiato in Foresteria, sistemazione spartana, ma economica e funzionale.
In 12 dove ce ne stanno 68: a ciascuna famiglia una stanza con un proprio bagno.
Marcello ogni mattina aveva l'imbarazzo della scelta in quale toilette isolarsi in santa pace, ed era tanto contento!
A volte basta così poco per farli felici... ;)
Lone e Monica, gli scout, hanno portato lenzuola matrimoniali dove ci sono solo letti a castello; io in modalità prima della classe, per poter rispondere "ce l'ho" a tutte le domande, ad abundantiam mi sono portata anche i nipoti!
- "Hai anche 2 persone in più?" - "Ce l'Ho!"
La prima sera cena al Porcello Felice, il ristorante del vicino Agriturismo il Collaccio: non si è mangiato male, ma con quel nome, devo ammettere, le aspettative erano ben altre!
Invece, per citare Lone, "Se il Porcello è felice vuol dire che i commensali lo sono meno...". Sante parole.
Il sabato, finalmente, il tanto agognato Trekking con i Muli, che alla fine erano asini, ma il risultato non cambia: i bambini erano felici e io pure!
Uno, Due, Tre... Grazie Me!
Incontro alle 10 ad Ancarano di Norcia dove abbiamo iniziato a familiarizzare con gli Asinelli, animali particolarmente mansueti e docili. I bimbi (dai tre anni in su) fanno il percorso sul loro dorso mentre il genitore conduce l'animale cercando di trattenerlo dal mangiare ogni cespuglio gli si presenti innanzi.
Infatti normalmente vengono alimentati a fieno secco mentre loro sono ghiotti di erba. La differenza? Presto detta: al rientro, dopo che le bestiole avevano fatto incetta di erbette fresche, la facevano a spruzzo!
La guida ci ha raccontato di una volta in cui una signora si era avvicinata troppo all'animale che la precedeva, il quale, in sforzo da salita, l'avrebbe "lavata", per così dire. Grasse risate, per gli altri, per la signora un po' meno!
Una bella passeggiata di un paio di ore e poi la sosta nel giardino antistante l'Abbazia di Sant'Eutizio per il pranzo al basto a base di pane toscano, insalata di farro, salami vari tra cui il locale ciauscolo, pecorino e un'ottima ricotta salata. Vino rosso, dolcetti, anguria, caffè e ruttino digestivo, all inclusive!
Quindi il percorso a ritroso verso le auto, giusto in tempo per evitare la pioggia: siamo stati graziati!
Uno, Due, Tre... GRAZIE tempo!
(Spiego: ad ogni suggestivo prato in fiore, amena chiesetta, piccolo borgo noi si ripeteva ai nipoti per stimolare il loro stupore ed entusiasmo: "ma guardate che meraviglia! ma dove vi abbiamo portati?" e loro, sarcastici -ma grati, almeno spero -: "uno... due... tre... grazie zia!").
La sera Stefano e Lone, proclamati chef, ci hanno nutriti con una super carbonara con pepe e scaglie di ricotta salata e salsicce cotte alla brace, miracolosamente mantenuta accesa, nonostante la pioggia, da mio nipote Alessandro, che spinto da spirito di sopravvivenza ha affrontato le interperie e probabilmente (perchè io ero al sicuro all'asciutto e non ho idea di come e cosa abbia fatto) ha protetto la fiamma con il suo stesso corpo!
Mitico.
Stefano, addirittura, ci ha anche viziati l'indomani mattina con pancake di ricotta per colazione.
Che delizia!
Uno, Due, Tre... Grazie Voi!
Indecisi su come strutturare il rientro (piscina, terme o partita?), ci siamo fatti guidare dalle condizioni atmosferiche sino a Castelluccio di Norcia, che però abbiamo rinunciato a visitare proprio a causa della pioggia.
Errabondi e senza una meta precisa che non fosse casa ci siamo imbattuti, più per la necessità di nutrire i pargoli, che perchè ispirati, nel Ristorante "Regina Giovanna" ad Arquata del Tronto dove siamo stati divinamente.
Abbiamo mangiato tanto e benissimo, speso niente e ci hanno regalato pure una bottiglia di vino!
Uno, Due, Tre... Grazie Lone! (che non aveva fame, l'ha fatto per i bimbi e si è strafogato di ogni!)
Infine il rientro è stato accompagnato dalla telecronaca di una estenuante Italia-Nuova Zelanda
Uno, Due, Tre... mavvaff..
Dietro ogni angolo un nuovo incanto: dolci pendii, inaspettate chiesette, borghi magici, ma sopratutto ristoranti da mille e una bavetta!
Ah, avere il tempo di percorrerla in lungo e in largo a passo d'uomo!
Come ieri i pellegrini e oggi, forse, solo gli stranieri.
Per iniziare noi si è fatto (finalmente!) un primo tratto Con i Muli.
Partiti il venerdì con molta calma, è stato già un'avventura percorrere il tratto autostradale Rimini sud-Grottamare: deviazioni, segnaletica provvisoria, illuminzioni come nemmeno a Las Vegas. Condizionata da un recente articolo sull'Internzionale in cui si raccontava di un grave incidente causato dalla segnaletica errata, devo ammettere, pur ritenendomi io SuchMacher ero un po' tesa.
Pagato l'indebito pedaggio, il proseguio è stata una passeggiata.
Destinazione Preci, in provincia di Perugia, nel verde dei Monti Sibillini, nostri dirimpettai un gruppo di asini (e non vuole essere una definizione sarcastica per vicini maleducati).
Si è alloggiato in Foresteria, sistemazione spartana, ma economica e funzionale.
In 12 dove ce ne stanno 68: a ciascuna famiglia una stanza con un proprio bagno.
Marcello ogni mattina aveva l'imbarazzo della scelta in quale toilette isolarsi in santa pace, ed era tanto contento!
A volte basta così poco per farli felici... ;)
Lone e Monica, gli scout, hanno portato lenzuola matrimoniali dove ci sono solo letti a castello; io in modalità prima della classe, per poter rispondere "ce l'ho" a tutte le domande, ad abundantiam mi sono portata anche i nipoti!
- "Hai anche 2 persone in più?" - "Ce l'Ho!"
La prima sera cena al Porcello Felice, il ristorante del vicino Agriturismo il Collaccio: non si è mangiato male, ma con quel nome, devo ammettere, le aspettative erano ben altre!
Invece, per citare Lone, "Se il Porcello è felice vuol dire che i commensali lo sono meno...". Sante parole.
Il sabato, finalmente, il tanto agognato Trekking con i Muli, che alla fine erano asini, ma il risultato non cambia: i bambini erano felici e io pure!
Uno, Due, Tre... Grazie Me!
Incontro alle 10 ad Ancarano di Norcia dove abbiamo iniziato a familiarizzare con gli Asinelli, animali particolarmente mansueti e docili. I bimbi (dai tre anni in su) fanno il percorso sul loro dorso mentre il genitore conduce l'animale cercando di trattenerlo dal mangiare ogni cespuglio gli si presenti innanzi.
Infatti normalmente vengono alimentati a fieno secco mentre loro sono ghiotti di erba. La differenza? Presto detta: al rientro, dopo che le bestiole avevano fatto incetta di erbette fresche, la facevano a spruzzo!
La guida ci ha raccontato di una volta in cui una signora si era avvicinata troppo all'animale che la precedeva, il quale, in sforzo da salita, l'avrebbe "lavata", per così dire. Grasse risate, per gli altri, per la signora un po' meno!
Una bella passeggiata di un paio di ore e poi la sosta nel giardino antistante l'Abbazia di Sant'Eutizio per il pranzo al basto a base di pane toscano, insalata di farro, salami vari tra cui il locale ciauscolo, pecorino e un'ottima ricotta salata. Vino rosso, dolcetti, anguria, caffè e ruttino digestivo, all inclusive!
Quindi il percorso a ritroso verso le auto, giusto in tempo per evitare la pioggia: siamo stati graziati!
Uno, Due, Tre... GRAZIE tempo!
(Spiego: ad ogni suggestivo prato in fiore, amena chiesetta, piccolo borgo noi si ripeteva ai nipoti per stimolare il loro stupore ed entusiasmo: "ma guardate che meraviglia! ma dove vi abbiamo portati?" e loro, sarcastici -ma grati, almeno spero -: "uno... due... tre... grazie zia!").
La sera Stefano e Lone, proclamati chef, ci hanno nutriti con una super carbonara con pepe e scaglie di ricotta salata e salsicce cotte alla brace, miracolosamente mantenuta accesa, nonostante la pioggia, da mio nipote Alessandro, che spinto da spirito di sopravvivenza ha affrontato le interperie e probabilmente (perchè io ero al sicuro all'asciutto e non ho idea di come e cosa abbia fatto) ha protetto la fiamma con il suo stesso corpo!
Mitico.
Stefano, addirittura, ci ha anche viziati l'indomani mattina con pancake di ricotta per colazione.
Che delizia!
Uno, Due, Tre... Grazie Voi!
Indecisi su come strutturare il rientro (piscina, terme o partita?), ci siamo fatti guidare dalle condizioni atmosferiche sino a Castelluccio di Norcia, che però abbiamo rinunciato a visitare proprio a causa della pioggia.
Errabondi e senza una meta precisa che non fosse casa ci siamo imbattuti, più per la necessità di nutrire i pargoli, che perchè ispirati, nel Ristorante "Regina Giovanna" ad Arquata del Tronto dove siamo stati divinamente.
Abbiamo mangiato tanto e benissimo, speso niente e ci hanno regalato pure una bottiglia di vino!
Uno, Due, Tre... Grazie Lone! (che non aveva fame, l'ha fatto per i bimbi e si è strafogato di ogni!)
Infine il rientro è stato accompagnato dalla telecronaca di una estenuante Italia-Nuova Zelanda
Uno, Due, Tre... mavvaff..
lunedì, giugno 14, 2010
CiPi
Parlerò di un gattino, di come sia piombato nelle nostre vite e di come, in soli 3 giorni e 3 (lunghe) notti ci abbia fatto innamorare, ridere, piangere.
Solo un gattino, con tutto il mio rispetto a chi vive ben altre perdite.
Me l'aveva portato sul portone di casa venerdì nel primo pomeriggio Jan, il Golden di casa.
Credevo fosse una talpa, trofeo della caccia vittoriosa che il fido dona al padrone.
Invece dalla sua bocca usciva un miagolio.
La talpa malefica (con i suoi tunnel-distruggi-prato) può anche morire, ma un micio gatto no.
Indi per cui, mossa dalla mia traviata compassione animale, recupero l'indifeso.
Memore di non so quale legge di natura tramandata di padre in figlio, ricordo che se l'avessi toccato la madre l'avrebbe poi rifiutato, così lo "spazzo" nella paletta ed esco nell'aia alla ricerca del "nido".
Lo scricciolo, completamente mollo della bava canina, urlava i propri miagolii, incazzato come una lince, e così facendo richiamava le attenzioni di una gattina.
Così lo riponevo delicatamente al suolo speranzosa che la natura seguisse il proprio corso.
Una benemerita cippa!
Come poi mi disse mio babbo, signore e padrone indiscusso dell'aia - il terreno di mezzo tra il limitare del cancello e la strada vicinale, teatro del misfatto - la mamma era una gattina giovane che li aveva subito abbandonati.
Direi il colmo: una gatta eppure ZOCCOLA!
La sera al rientro me lo ritrovo ancora lì dove l'avevo appoggiato.
Credevo fosse morto, ma toccatolo riprendeva a miagolare a squarciagola.
Sono spartana, ma non ho avuto il cuore di "gettarlo dalla Rupe".
Così, dopo una breve consultazione famigliare, abbiamo adottato un Death Cat Miagolin.
Contattata immediatamente una veterinaria amica di famiglia, questa ci preparava all'inevitabile dandoci tuttavia qualche suggerimento per il pronto intervento.
Così Marcello alle 19.45 di venerdì si lanciava alla ricerca della farmacia di turno ove comprare un micro biberon e del latte in polvere, mentre Matilde mi saltava intorno garrula, ed io provavo a simulare con uno scottex umido il massaggio della lingua ruvida della mamma.
Il piccolo strillava come una iena, scalava gli ostacoli come Cliffhanger e ciucciava avidamente il latte (ogni ora/ora e mezzo, di giorno e di notte!)
Dormiva in camera con noi, come prima concesso a Matilde per due sole notti (mentre l'I-Mac è già alla seconda settimana!!!).
Sembrava riconoscesse l'odore mio e di Marci, che lo nutrivamo, e ci si arrampicava addosso e nascondeva il musino nelle pieghe a trovare calore e protezione.
Dai, come si fa a non innamorarsi?!
Questa mattina mi lamentavo delle 4 levatacce della notte, ma in verità ero felice perchè sembrava vispo ed era anche riuscito ad andare di corpo... e per quanto me l'avesse fatta addosso (più di una volta) era uno degli ostacoli da superare.
Insomma, purchè si parli di cuccioli, sempre cacca santa è!
L'ho lasciato a mia mamma, la nonna, con il biberon, il dosatore e tutte le raccomandazioni del "genitore" apprensivo.
(E mia mamma, perplessa: " ma un secondo figlio no?)
Pur tutto temendo e sapendo, non potevamo evitare di sperare.
Rientrata a pranzo ho capito che si stava spegnendo.
L'ho tenuto sul palmo della mano, tanto bastava, e coccolato finchè ho potuto.
Avrei voluto trasmettergli che questo surrogato di madre non l'avrebbe mai abbandonato.
L'ho lasciato tra indumenti che sapessero di noi (che magari gli stavamo pure sulle palle!) e un raggio di sole a scaldarlo.
Era un combattente. Marcello lo ha accudito per tutta la notte.
Non gli avevamo dato un nome per evitare di affezionarci troppo, ma non è poi servito a un granchè. Informalmente era CiPì (causa persa).
Era piccino, con ancora il cordone ombelicale e gli occhi chiusi e ci ha stregati.
Solo un gattino, con tutto il mio rispetto a chi vive ben altre perdite.
Me l'aveva portato sul portone di casa venerdì nel primo pomeriggio Jan, il Golden di casa.
Credevo fosse una talpa, trofeo della caccia vittoriosa che il fido dona al padrone.
Invece dalla sua bocca usciva un miagolio.
La talpa malefica (con i suoi tunnel-distruggi-prato) può anche morire, ma un micio gatto no.
Indi per cui, mossa dalla mia traviata compassione animale, recupero l'indifeso.
Memore di non so quale legge di natura tramandata di padre in figlio, ricordo che se l'avessi toccato la madre l'avrebbe poi rifiutato, così lo "spazzo" nella paletta ed esco nell'aia alla ricerca del "nido".
Lo scricciolo, completamente mollo della bava canina, urlava i propri miagolii, incazzato come una lince, e così facendo richiamava le attenzioni di una gattina.
Così lo riponevo delicatamente al suolo speranzosa che la natura seguisse il proprio corso.
Una benemerita cippa!
Come poi mi disse mio babbo, signore e padrone indiscusso dell'aia - il terreno di mezzo tra il limitare del cancello e la strada vicinale, teatro del misfatto - la mamma era una gattina giovane che li aveva subito abbandonati.
Direi il colmo: una gatta eppure ZOCCOLA!
La sera al rientro me lo ritrovo ancora lì dove l'avevo appoggiato.
Credevo fosse morto, ma toccatolo riprendeva a miagolare a squarciagola.
Sono spartana, ma non ho avuto il cuore di "gettarlo dalla Rupe".
Così, dopo una breve consultazione famigliare, abbiamo adottato un Death Cat Miagolin.
Contattata immediatamente una veterinaria amica di famiglia, questa ci preparava all'inevitabile dandoci tuttavia qualche suggerimento per il pronto intervento.
Così Marcello alle 19.45 di venerdì si lanciava alla ricerca della farmacia di turno ove comprare un micro biberon e del latte in polvere, mentre Matilde mi saltava intorno garrula, ed io provavo a simulare con uno scottex umido il massaggio della lingua ruvida della mamma.
Il piccolo strillava come una iena, scalava gli ostacoli come Cliffhanger e ciucciava avidamente il latte (ogni ora/ora e mezzo, di giorno e di notte!)
Dormiva in camera con noi, come prima concesso a Matilde per due sole notti (mentre l'I-Mac è già alla seconda settimana!!!).
Sembrava riconoscesse l'odore mio e di Marci, che lo nutrivamo, e ci si arrampicava addosso e nascondeva il musino nelle pieghe a trovare calore e protezione.
Dai, come si fa a non innamorarsi?!
Questa mattina mi lamentavo delle 4 levatacce della notte, ma in verità ero felice perchè sembrava vispo ed era anche riuscito ad andare di corpo... e per quanto me l'avesse fatta addosso (più di una volta) era uno degli ostacoli da superare.
Insomma, purchè si parli di cuccioli, sempre cacca santa è!
L'ho lasciato a mia mamma, la nonna, con il biberon, il dosatore e tutte le raccomandazioni del "genitore" apprensivo.
(E mia mamma, perplessa: " ma un secondo figlio no?)
Pur tutto temendo e sapendo, non potevamo evitare di sperare.
Rientrata a pranzo ho capito che si stava spegnendo.
L'ho tenuto sul palmo della mano, tanto bastava, e coccolato finchè ho potuto.
Avrei voluto trasmettergli che questo surrogato di madre non l'avrebbe mai abbandonato.
L'ho lasciato tra indumenti che sapessero di noi (che magari gli stavamo pure sulle palle!) e un raggio di sole a scaldarlo.
Era un combattente. Marcello lo ha accudito per tutta la notte.
Non gli avevamo dato un nome per evitare di affezionarci troppo, ma non è poi servito a un granchè. Informalmente era CiPì (causa persa).
Era piccino, con ancora il cordone ombelicale e gli occhi chiusi e ci ha stregati.
lunedì, giugno 07, 2010
Metti un giorno a Roma con le Amiche
Ma non un giorno come tanti altri: il 2 giugno, tra parate e esibizioni delle Freccie Tricolore!
Vuoi la sveglia alle 5.30, vuoi le mostre già viste, vuoi il giorno di festa lontano dalla figlia, per quanto con le amiche al risveglio non ero particolarmente motivata, ma mi è bastato vederle apparire all'orizzonte: Cinzia in un sobrio nero lutto con abbinato occhiale sempre nero e becco, nero pure quello, Elisa sconvolta dal sonno che non proferiva parola e la Manù, Ns signora Diana Ross, splendida, solare con "funzionalissima" pochette al seguito. Bellissime le mie amiche.
A completare il quadretto un Marcello più perplesso del solito ed io con comoda ballerina (a voja a mettere il talco mentolato) e fularino di seta: perchè le Scuderie del Quirinale impongono una certa decenza.
I miei piedi ancora gridano vendetta (e precipuamente urlano 'nculo la decenza!!!)
Già da prima di entrare in auto per andare in stazione è partito il cicaliccio con annesso taglia e cuci. Al che Marcello: "ma voi partite così agguerrite già alle 6 di mattina?"
Solo il giorno prima Manu al telefono con Mr Concerto, ingenuamente gli chiedeva perchè non venisse anche lui. Non ricordo se in risposta lui abbia solo riso...
Colazione in stazione e partenza con l'Eurostar delle 6.47 arrivo previsto all'Urbe alle 10.24
I Pod, letture amene inframezzate da due chiacchere ridanciane: viaggio preciso, comodo e rilassante. Anche per la signora seduta dietro, che per sentire meglio delle nostre peripezie ginnico-sentimentali si è alzata ed avvicinata con fare finto disinteressato. Finto male!
In tutto questo Marcello di tanto in tanto faceva battute ad alta voce facendo intendere che era il coniuge di una del gruppo e non l'amico gaio.
Bellino.
Giunti a Roma ci aspettavano una bella secchiata d'acqua. Le previsioni del giorni prima avevano messo "fulmine". Invece abbiamo goduto di un bel sole caldo nel tragitto di mostra in mostra.
Io Diana e l'amico gaio ne abbiamo infilate ben tre, bellissime: Caravaggio alle Scuderie del Quirinale, Edward Hopper al Museo del Corso e Giacomo Favretto al Chiostro di Bacco.
Le prime due non han bisogno di pubblicità, sono bellissime e rivederle è stato un vero piacere.
In particolare il Caravaggio, che io e Marcello avevamo già visitato un mesetto fà, però con Matilde, che sta sì iniziando ad avere una certa disinvoltura, ma è ancora piccola, si stanca e ci distrae.
In quell'occasione avevo preso l'audioguida, che mi era sembrata prolissa, così questa volta mi sono servita dell'applicazione per Iphone che si era scaricato il mio coniuge up-dipendente, in verità un po' stiraccchiata, ma vaglielo a dire...
In poco più di un anno io e Marci abbiamo visto la Cena in Emmaus (la prima) 4 volte in tre posti differenti: alla Pinacoteca di Brera in occasione della Mostra Caravaggio ospita Caravaggio a febbraio dello scorso anno quando siamo andati a Milano a vedere la mostra sul Futurismo, alla National Gallery nel giungno scorso ed infine le due volte a Roma.
Merisi non stanca mai.
Solo a Diana non piace, perchè cupo, però poi è uscita entusiasta da Hopper, il pittore della depressione! Che non ci fosse tutta tutta, qualche dubbio noi lo si aveva già.
Cavalcando l'onda dell'entusiasmo della Manù all'uscita del Museo del Corso l'abbiamo condotta alla terza, mentre Ci&El stavano già galoppando verso H&M.
Il Favretto è stato una vera scoperta. Suggerita dal suocero, poco pubblicizzata anche nel sito, bruttino a dire il vero, del Chiostro del Bramante, che invece è luogo ameno, sopratutto il bar al piano superiore, con i tavolini che danno sulla corte interna, un oasi di pace a due passi dalla caotica Piazza Navona.
La mostra molto bella e ricca di quadri (dal sito avevo inteso ce ne fossero pochi), poco frequentata (noi tre e quattro signore) e resa ancora più piacevole da un sottofondo di musica classica. Una goduria!
Quindi il gruppo si è ricompattato sulla strada verso la stazione. McDonald al volo e poi sul treno dove, inforcati gli auricolari, mi sarei persa nella lettura dei cataloghi per fissare quelle splendide immagini di cui mi ero riempita gli occhi. Illusa!
Una logorroica Diana-Manù, ipereccitata forse per i troppi caffè, mi ha inchiodata all'angolo (sedili modello pulman io lato finestrino, ero in trappola) per tutto il tragitto Roma -Falconara Marittima ed ha anche avuto il coraggio di uscirsene con un "Uffi, questo viaggio non finisce più? io sono stanca!" o_0
Però sul regionale che ci ha riportati a casa, l'ho condivisa anche con gli altri: anche con Marcello che ha provato a sedersi distante ma è stato prontamente richiamato all'ordine; anche con il ragazzino seduto lì da prima del nostro avvento, che avrebbe voluto spostarsi, ma non ne ha avuto il coraggio (poi si narra abbia lasciato il numero di cell alla Ci perchè gli raccontasse com'era andata a finire...)
Meravigliosa Manù!
Finalmente nel letto solo verso l'una di notte, stanchissimi dopo una giornata intensa, ma ancora con l'umidicccio agli occhi e le mascelle indolenzite per le risate sguaiate.
La prossima? Si accettano proposte...
Vuoi la sveglia alle 5.30, vuoi le mostre già viste, vuoi il giorno di festa lontano dalla figlia, per quanto con le amiche al risveglio non ero particolarmente motivata, ma mi è bastato vederle apparire all'orizzonte: Cinzia in un sobrio nero lutto con abbinato occhiale sempre nero e becco, nero pure quello, Elisa sconvolta dal sonno che non proferiva parola e la Manù, Ns signora Diana Ross, splendida, solare con "funzionalissima" pochette al seguito. Bellissime le mie amiche.
A completare il quadretto un Marcello più perplesso del solito ed io con comoda ballerina (a voja a mettere il talco mentolato) e fularino di seta: perchè le Scuderie del Quirinale impongono una certa decenza.
I miei piedi ancora gridano vendetta (e precipuamente urlano 'nculo la decenza!!!)
Già da prima di entrare in auto per andare in stazione è partito il cicaliccio con annesso taglia e cuci. Al che Marcello: "ma voi partite così agguerrite già alle 6 di mattina?"
Solo il giorno prima Manu al telefono con Mr Concerto, ingenuamente gli chiedeva perchè non venisse anche lui. Non ricordo se in risposta lui abbia solo riso...
Colazione in stazione e partenza con l'Eurostar delle 6.47 arrivo previsto all'Urbe alle 10.24
I Pod, letture amene inframezzate da due chiacchere ridanciane: viaggio preciso, comodo e rilassante. Anche per la signora seduta dietro, che per sentire meglio delle nostre peripezie ginnico-sentimentali si è alzata ed avvicinata con fare finto disinteressato. Finto male!
In tutto questo Marcello di tanto in tanto faceva battute ad alta voce facendo intendere che era il coniuge di una del gruppo e non l'amico gaio.
Bellino.
Giunti a Roma ci aspettavano una bella secchiata d'acqua. Le previsioni del giorni prima avevano messo "fulmine". Invece abbiamo goduto di un bel sole caldo nel tragitto di mostra in mostra.
Io Diana e l'amico gaio ne abbiamo infilate ben tre, bellissime: Caravaggio alle Scuderie del Quirinale, Edward Hopper al Museo del Corso e Giacomo Favretto al Chiostro di Bacco.
Le prime due non han bisogno di pubblicità, sono bellissime e rivederle è stato un vero piacere.
In particolare il Caravaggio, che io e Marcello avevamo già visitato un mesetto fà, però con Matilde, che sta sì iniziando ad avere una certa disinvoltura, ma è ancora piccola, si stanca e ci distrae.
In quell'occasione avevo preso l'audioguida, che mi era sembrata prolissa, così questa volta mi sono servita dell'applicazione per Iphone che si era scaricato il mio coniuge up-dipendente, in verità un po' stiraccchiata, ma vaglielo a dire...
In poco più di un anno io e Marci abbiamo visto la Cena in Emmaus (la prima) 4 volte in tre posti differenti: alla Pinacoteca di Brera in occasione della Mostra Caravaggio ospita Caravaggio a febbraio dello scorso anno quando siamo andati a Milano a vedere la mostra sul Futurismo, alla National Gallery nel giungno scorso ed infine le due volte a Roma.
Merisi non stanca mai.
Solo a Diana non piace, perchè cupo, però poi è uscita entusiasta da Hopper, il pittore della depressione! Che non ci fosse tutta tutta, qualche dubbio noi lo si aveva già.
Cavalcando l'onda dell'entusiasmo della Manù all'uscita del Museo del Corso l'abbiamo condotta alla terza, mentre Ci&El stavano già galoppando verso H&M.
Il Favretto è stato una vera scoperta. Suggerita dal suocero, poco pubblicizzata anche nel sito, bruttino a dire il vero, del Chiostro del Bramante, che invece è luogo ameno, sopratutto il bar al piano superiore, con i tavolini che danno sulla corte interna, un oasi di pace a due passi dalla caotica Piazza Navona.
La mostra molto bella e ricca di quadri (dal sito avevo inteso ce ne fossero pochi), poco frequentata (noi tre e quattro signore) e resa ancora più piacevole da un sottofondo di musica classica. Una goduria!
Quindi il gruppo si è ricompattato sulla strada verso la stazione. McDonald al volo e poi sul treno dove, inforcati gli auricolari, mi sarei persa nella lettura dei cataloghi per fissare quelle splendide immagini di cui mi ero riempita gli occhi. Illusa!
Una logorroica Diana-Manù, ipereccitata forse per i troppi caffè, mi ha inchiodata all'angolo (sedili modello pulman io lato finestrino, ero in trappola) per tutto il tragitto Roma -Falconara Marittima ed ha anche avuto il coraggio di uscirsene con un "Uffi, questo viaggio non finisce più? io sono stanca!" o_0
Però sul regionale che ci ha riportati a casa, l'ho condivisa anche con gli altri: anche con Marcello che ha provato a sedersi distante ma è stato prontamente richiamato all'ordine; anche con il ragazzino seduto lì da prima del nostro avvento, che avrebbe voluto spostarsi, ma non ne ha avuto il coraggio (poi si narra abbia lasciato il numero di cell alla Ci perchè gli raccontasse com'era andata a finire...)
Meravigliosa Manù!
Finalmente nel letto solo verso l'una di notte, stanchissimi dopo una giornata intensa, ma ancora con l'umidicccio agli occhi e le mascelle indolenzite per le risate sguaiate.
La prossima? Si accettano proposte...
mercoledì, maggio 26, 2010
FILIPPO
ecco un altro maschio in casa Balene!!
BENVENUTO FILIPPO!!
3,4Kg per 55 cm...mazza che bietta di bimbo..silvietta ma dove lo tenevi???
congratulazioni cara amica balena...tanti tanti baci!!!
BENVENUTO FILIPPO!!
3,4Kg per 55 cm...mazza che bietta di bimbo..silvietta ma dove lo tenevi???
congratulazioni cara amica balena...tanti tanti baci!!!
martedì, maggio 04, 2010
Piove
Non ricordo che giorno fosse, ma anche lo zio mi ha mandato la sua cartolina.
Era tornato a casa sua, quella gialla sgangherata in quel borghetto, un crocchio di case dimenticato da dio. C'erano i soliti, gli amici di sempre attorno a quel tavolo improvvisato a giocare a briscola, anche loro avvolti nella calda luce del tramonto. E lui si gira, mi guarda, mi sorride e mi dice "io sto bene".
Se n'è andato torturato dalla malattia. In quei giorni io ero in un altro ospedale, in un'altra città, vicino a mia mamma, sua sorella. Lei aveva brandelli di memoria, continui black out ed un tubo che le usciva dalla testa e l'ha visto negli occhi della signora morente di fronte a lei: "che brutta faccia gialla ha quella, assomiglia allo zio!". (Ad alta voce mentre proseguiva la processione dei parenti che andavano a dare alla nonnina l'ultimo saluto!)
A Pasqua sono tornata alla casa dello zio.
Pioveva, il che non aiutava: di molte case solo un cumolo di sassi e gli spazi deformati dal tempo, dall'incuria, dalla morte.
Mi aggrappo a quella cartolina, effimera, ma almeno lì c'è il sole.
Era tornato a casa sua, quella gialla sgangherata in quel borghetto, un crocchio di case dimenticato da dio. C'erano i soliti, gli amici di sempre attorno a quel tavolo improvvisato a giocare a briscola, anche loro avvolti nella calda luce del tramonto. E lui si gira, mi guarda, mi sorride e mi dice "io sto bene".
Se n'è andato torturato dalla malattia. In quei giorni io ero in un altro ospedale, in un'altra città, vicino a mia mamma, sua sorella. Lei aveva brandelli di memoria, continui black out ed un tubo che le usciva dalla testa e l'ha visto negli occhi della signora morente di fronte a lei: "che brutta faccia gialla ha quella, assomiglia allo zio!". (Ad alta voce mentre proseguiva la processione dei parenti che andavano a dare alla nonnina l'ultimo saluto!)
A Pasqua sono tornata alla casa dello zio.
Pioveva, il che non aiutava: di molte case solo un cumolo di sassi e gli spazi deformati dal tempo, dall'incuria, dalla morte.
Mi aggrappo a quella cartolina, effimera, ma almeno lì c'è il sole.
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