ultima cena

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martedì, maggio 04, 2010

Piove

Non ricordo che giorno fosse, ma anche lo zio mi ha mandato la sua cartolina.
Era tornato a casa sua, quella gialla sgangherata in quel borghetto, un crocchio di case dimenticato da dio. C'erano i soliti, gli amici di sempre attorno a quel tavolo improvvisato a giocare a briscola, anche loro avvolti nella calda luce del tramonto. E lui si gira, mi guarda, mi sorride e mi dice "io sto bene".

Se n'è andato torturato dalla malattia. In quei giorni io ero in un altro ospedale, in un'altra città, vicino a mia mamma, sua sorella. Lei aveva brandelli di memoria, continui black out ed un tubo che le usciva dalla testa e l'ha visto negli occhi della signora morente di fronte a lei: "che brutta faccia gialla ha quella, assomiglia allo zio!". (Ad alta voce mentre proseguiva la processione dei parenti che andavano a dare alla nonnina l'ultimo saluto!)

A Pasqua sono tornata alla casa dello zio.
Pioveva, il che non aiutava: di molte case solo un cumolo di sassi e gli spazi deformati dal tempo, dall'incuria, dalla morte.

Mi aggrappo a quella cartolina, effimera, ma almeno lì c'è il sole.